Se una decina di anni fa per comunicare ci si affidava alla cara e vecchia telefonata vocale, ora la maggior parte di noi utilizza una delle tante chat disponibili. Che siano messaggi scritti o vocali dipendiamo da questa nuova forma di trasmissione. Di messaggi ne scambiamo migliaia, oltre ad utilizzare di frequente i social media come Facebook e Instagram, senza soffermarci più di tanto nel pensare se questi strumenti tecnologici siano sicuri o meno. Di norma ci fidiamo di chi li ha sviluppati ma non sempre si conoscono i limiti legati alla loro sicurezza. La cifratura che le chat possiedono è infallibile? Quale chat si può considerare più sicura? In cosa differiscono le une dalle altre? In questo nostro articolo andremo ad approfondire proprio questo argomento.
Ogni giorno ci scambiamo, nel mondo circa 100 miliardi di messaggi proprio utilizzando la chat più famosa, WhatsApp, una quantità davvero impressionante. Una notizia, qualche mese fa, però non è piaciuta a molti; infatti gli utenti sono stati informati che sarebbero state modificate le condizioni di utilizzo e questo ha messo in allerta tantissimi utenti che nel dubbio, nel cercare la chat più sicura, sono passati ad usare le altre chat, Telegram e Signal. L’applicazione russa dei fratelli Durov a metà gennaio dichiarava il sorpasso dei 500 milioni di utenti attivi. Anche l’applicazione di messaggistica supportata da Edward Snowden, Signal, ha visto balzare il numero di download in poche ore. Tutto ciò ci fa capire che l’aria è cambiata perché gli utenti hanno aumentato la consapevolezza di quanto sia fragile la propria privacy.
Come per WhatsApp anche su Signal è presente la crittografia “end to end”, ovvero che il messaggio è cifrato e soltanto chi lo riceve può leggerne il contenuto. Ma Signal ha una marcia in più visto che i dati tracciati inerenti alla privacy, su Signal, sono solo la data della creazione dell’account e l’ultimo accesso. E WhatsApp? Per ogni chat invia l’ID del device e dell’user, dati pubblicitari, cronologia degli acquisti, posizione approssimativa, indirizzo email, numero di telefono, dati diagnostici e informazioni di pagamento. Non pochi dati.
Come per le altre tipologie di chat anche Telegram ha la cifratura sui messaggi, oltre che sui files multimediali, ma solo se si opta per la famosa chat segreta, alternativamente i messaggi sono in chiaro. E allora perché scegliere Telegram al posto di WhatsApp? Il fatto di non far parte del gruppo Facebook ha indotto molti utenti a pensare di essere più al sicuro riguardo la propria privacy. Su Telegram vengono tracciati solo le informazioni di contatto e l’user ID.
Purtroppo la crittografia non serve quando ci infettano il cellulare o quando un dispositivo
finisce nelle mani sbagliate. Grazie ad alcuni software spia che si trovano facilmente on-line è
possibile acquisire tutto ciò che è nel database di uno smartphone e copiarlo. Tutti i contenuti delle chat, messaggi vocali, fotografie, video, in questo modo potrebbero esser rubati in un attimo e la cosa è più comune di quanto si possa pensare. Tutto ciò è valido se il database è in chiaro, cosa che succede se si utilizza WhatsApp e Telegram. Signal invece codifica anche il database, garantendo l’inviolabilità della privacy. L’unico modo per impossessarsi dei messaggi scambiati su Signal è quello che solo alcuni Trojan molto evoluti riescono a mettere in atto, ovvero lo screenshoot, secondo per secondo.
L’ultimo furto, solo in ordine temporale, ha fatto finire online i dati sensibili, come nome e numero di telefono, di mezzo miliardo di utenti di Facebook, che avevano inserito il cellulare al momento dell’iscrizione come fattore di verifica in caso di smarrimento della password. Gli elenchi sono circolati nel dark web, quello invisibile ai più, per mesi, disponibili a pagamento. Ma qualche settimana fa sono stati resi pubblici, in chiaro, anche quelli di oltre 35 milioni di italiani, una notizia davvero preoccupante.
In questo video della trasmissione della Rai, Report, potete inoltre farvi un’idea del software di analisi forense UFED della CELLEBRITE. Il consulente per le procure italiane, Stefano Fratepietro, che viene intervistato dalla giornalista, in particolare, si sofferma sulle qualità della bonifica, andando nello specifico a indicare tutto ciò che può essere controllato durante l’analisi.
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